James
Wan dovrebbe essere sinonimo di garanzia: se la sua Atomic Monster ha
scelto di produrre lo slasher diretto da Patrick Brice (Creep), il
risultato sarà buono. O forse no.
Il
film si apre molto bene, con la scena che dà il titolo al
film e che, ahimè, contiene anche il 99% della suspense
distribuita nei quasi cento minuti. Sterile è la
sceneggiatura che Henry Gayden ha adattato dal libro di Stephanie
Perkins (alla quale va il merito di avere inserito tra i protagonisti
un personaggio transgender), così come poca attrattiva
generano le scene violente, che dovrebbero rappresentare, dal punto di
vista visivo, il marchio di fabbrica del genere slasher. Purtroppo,
tornando a parlare di sceneggiatura, alcune riflessioni davvero
interessanti si perdono accanto a cliché e frasi fatte.
Forse
però ciò che ha influito maggiormente, in
negativo, è la mancata caratterizzazione dei personaggi e
l’inserimento di dettagli che avrebbero potuto essere esplorati
più a fondo, o ancora meglio anche essere evitati, dando
invece maggiore spazio alla citata caratterizzazione (mi riferisco
nello specifico al sonnambulismo della nonna di Makani e al personaggio
del “tassista”).
Peccato
per il risultato, perché la riuscita del film avrebbe potuto
giovare al cast quasi del tutto sconosciuto (a eccezione forse
dell’attrice protagonista Sydney Park).
Sara
Carucci